Marzio Dall'Acqua - discorso di Chieri

Trascrizione della presentazione di Marzio Dall'Acqua

alla mostra di Nella Piantà presso “Il Quadrato” di Chieri

Io sono entusiasta delle opere di Nella Piantà perché probabilmente è arrivata ad essere la più importante artista italiana che lavora con la maniera nera.

La maniera nera è probabilmente, senza far torto – ho visto molti incisori qua presenti – a coloro che usano altre tecniche, ma io credo che la maniera nera sia una delle tecniche più difficili, più complesse, più -come dire- più gravate di un suo peso artigianale che spesso, nella lunghezza, nella lentezza, nell'operosità, spesa giorno per giorno per la preparazione della lastra, ecc. spesso, come dire, fa perdere l'ispirazione.

Diventa una operazione tecnica di grande, straordinaria abilità ma di scarsa ispirazione, scarsa inventiva, di scarsa creazione.

Invece qui, non c'è bisogno che lo dica io, basta che abbiate dato un'occhiata alle opere esposte e vi siete sicuramente resi conto che ci troviamo di fronte, prima di tutto, ad una artista che opera in progress, quindi vedete chiaramente un percorso di formazione, un percorso di crescita e di autorevolezza con la quale questa artista è venuta avanti negli anni e ha imboccato questa strada e ha scelto questo percorso.

Dall'altra parte vedete proprio una alta e una forte maturazione con risultati sempre maggiori. Soprattutto la maturità dell'impegno nasce dal dedicarsi -e questo è un altro aspetto che voi cogliete immediatamente- ad elaborare alcuni temi creando una serie di riflessioni intorno a un'iconografia, intorno ad un soggetto.

E allora questo è molto importante perché questa -secondo me- è una delle operazioni più intelligenti di Nella, perché è facile -come dire- elaborare un soggetto, soprattutto con la maniera nera, che possa essere piacevole e che si risolva in un'opera, in un'incisione, in una lastra, ma diventa più difficile -ma diventa anche motivo di grande maturità, di grande crescita- invece lavorare su soggetti simili, lavorare creando una serie, lavorare creando un riflessione che è contemporaneamente una riflessione tecnica naturalmente che rimane -tecnica in questo caso è il linguaggio, il linguaggio dell'artista, il linguaggio dell'incisore, quindi non solo tecnica nel senso materiale e artigianale ma è la elaborazione del linguaggio rispetto alla creazione, alla elaborazione di una serie di riflessioni sui temi.

Ecco vedete, ad esempio, questi volti di persone, questi volti di vecchi; persone di altra origine, questa alterità che noi vediamo in questi volti.

C'è proprio il senso dell'alterità, il senso di essere di storie diverse, di storie anche chiuse, volti che sono chiusi, volti che non sono aperti, non sono disponibili al sorriso, non sono disponibili neppure a guardarti in faccia, molte volte, semplicemente chiusi in se stessi, no, in questo ruotare intorno a una memoria che noi non conosciamo ma che sentiamo forte e sentiamo che è il nucleo della loro vita.

Ecco, quindi questo tema dell'alterità è un tema che Nella ha elaborato, ha costruito, come altri temi. Sopra ad esempio abbiamo il tema della voce, tema della voce ovviamente non nel senso semplice della voce di qualcuno che parla, ma del rapporto della voce rispetto a come potenziare la voce, a come comunicare, con gli strumenti musicali coi microfoni e così via, al gesto della mano...

Ecco un altro tema che ricorre. Io nel catalogo ho trovato degli esempi bellissimi di questo poeta francese che ha scritto un intero libro di poesie sulla mano. Quindi sembra, leggendo queste poesie, di riflettere su le opere di Nella , quelle relative a questo tema.

E poi gli animali, naturalmente.

Quindi io sono... sono -stavo dicendo prima all'Assessore qua- che quando incontro Flavio Bucci, dico sempre:“noi due siamo i condannati di Ligabue, tu poi ci ha messo la faccia per cui chi ti guarda presenta Ligabue, io ci ho messo la scrittura e organizzazione di mostra”.

Però, non è per questo che gli animali di Nella mi appassionano.

Ligabue è un'altra storia, la storia della violenza, la storia che... ho appena fatto , concluso a palazzo Pitti... credo la sua mostra... quella che potrebbe essere la mostra di laurea, se dovessimo tentare di laureare Ligabue, almeno in Italia perché fuori si dicono spesso delle sciocchezze su di lui ma...

La mostra è intitolata “Ruggito la lotta per la vita di Antonio Ligabue”. Una mostra incentrata proprio sul mondo degli animali, sul mondo dell'autoritratto, sul mondo dell'aggressione, della violenza, ecc.

Nella è molto più tranquilla ,molto più serena, molto più...

Nella è un viaggiatore che viaggia in una giungla, che è una giungla di sogno, una giungla dove gli animali compaiono, come in certi cortometraggi bellissimi e affascinanti dove l'animale compare illuminato da un faro nella notte.

La tigre, gli occhi della lince oppure la sagoma che veloce cerca di muovere comunque.

E' questo gioco del buio, questo emergere delle figure dal buio, queste figure che hanno un buio vellutato, e -non a caso- abbiamo proprio voluto dare il titolo che ci da il senso di queste opere.

Questo velluto, un velluto che diventa aria, che diventa atmosfera, che diventa spazio, che diventa non una cosa triste, una cosa opprimente, una cosa luttuosa ma, al contrario, è come un condensarsi di atmosfera in uno spazio, in un sipario da cui le figure emergono.

Questo modo in cui queste figure emergono mantenendo poi quest'aspetto di granulosità, di polverizzazione della luce, una luce pulviscolare, una luce che... qui nasce la poesia! La poesia che in queste opere degli animali diventa molto alta.

Opere degli animali che, altresì, hanno varie tematiche: dal discorso dei felini, al discorso delle rane … è chiaro che è anche un gioco, la batracomiomachia, poi il tema satirico è affiancato ad un'opera che non è sua ma di Omero. Quindi la lotta tra i topi e le rane che si muovono e si manifestano in uno spazio che è questo piccolo stagno, piccolo luogo. Ed è questo un racconto di rane che in qualche modo rappresentano una vita che , una piccola allegoria.

Non bisogna mettere queste opere troppo in modo simbolico.

Nella è una realista, quindi è un'artista che guarda la realtà ma, naturalmente, tutti i grandi realisti sanno bene che dietro la realtà si nasconde qualcosa che ci permette di capire la realtà.

Cioè, non è realtà tradurre la realtà stessa o in parole o in immagini. E' veramente capire la realtà il momento nel quale avvertiamo che dietro -ricordiamo il celebre dietro di Maja- che dietro c'è qualcosa di diverso.

E qui c'è l'apertura di una porta di una vicenda sul mondo di Nella Piantà. L'apertura di finestre attraverso questo apparente nero che non inghiotte ma, al contrario: espelle, al contrario: proietta se stesso, al contrario: ti offre la possibilità di vedere, di capire.

Proprio il contrario di quello che pensiamo noi del buio; del nero che sopprime, assorbe, toglie. Qui invece è, al contrario, un gettare, un dare la possibilità allo spettatore, all'occhio ma anche al cuore, al sentimento, all'anima dello spettatore, dare la possibilità di sentire, di avvertire quel qualcosa di diverso.

Marzio Dall'Acqua

presidente dell'Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma

Ottobre 2011