Guido Signorini - Lendinara

In occasione della mostra personale tenuta presso la galleria Signorini

di Lendinara, questo il discorso di presentazione.

… Abbiamo oggi il piacere di ospitare Nella Piantà. Piemontese, presenta oggi questi lavori che sono un po' particolari.

Oltre che essere calcografie, incisioni, utilizza la tecnica della “maniera nera”, una tecnica che è molto difficile, nella quale è molto difficile ottenere dei risultati importanti, dei risultati interessanti, il perché ce lo spiegherà poi l'artista.

Non voglio intrattenervi in spiegazioni tecniche. Stiamo esaminando questi lavori. Due cose:

- la prima è che abbiamo scelto di proposito una rappresentazione di soggetti di animali, la Piantà fa anche altri soggetti che sono interessantissimi, e che potete vedere negli album.

- il secondo motivo mi è entrato dentro nel momento in cui ho visto, ho toccato con mano le sue incisioni.

Il primo è naturalmente di carattere estetico … ora qui, al di fuori del cane “Jimmy”, che è anche un lieto ricordo dell'artista, abbiamo qui principalmente dei felini. E' una proposizione che va al di la di un'immagine, vorrei dire quasi rasserenante, un'immagine commerciale, perché il più delle volte quando vengono proposti dei lavori, soprattutto a livello grafico, anche dei validi incisori cercano sempre di fare delle cose che siano appetibili …

Una delle scelte della galleria e anche una delle sue prerogative è quella quella di accogliere degli incisori che, indifferentemente dai soggetti che propongono, abbiano qualcosa da dire dal punto di vista stilistico.

Mi spiego meglio e per farlo devo parlare di due o tre lavori che mi hanno colpito. Ma, prima di parlare di questi lavori vorrei proprio leggervi una citazione di Nella dalla autopresentazione che diventa anche qualcosa di auto ironico.

Un'autopresentazione dove abbiamo la Ragione, abbiamo la Creatività e abbiamo lei, Nella che, verso la fine, attraverso la Creatività dice :

...“ si, tu fai, ma la sensibilità è mia. Io entro nei soggetti e, quando tu fai, io sono dentro alla lastra e ti attiro dentro il nero profondo, io ti guido alla ricerca della luce e ti mostro quello che il soggetto vuole che si veda e quello che vuole nascondere” ...

io ti mostro quello che il soggetto vuole che si veda e qui siamo già in una realtà antropomorfa, quasi uno scambio di identità, un doppio tra l'artista e il soggetto rappresentato che rende bene quello che poi lei esprime.

Un'altra citazione nell'opera “Autoritratto”, non esposto, e forse si può capire meglio il concetto che ho espresso. E' un autoritratto diverso dagli altri: è un ritratto doppio.

Qui abbiamo varie opere, tengo il primo per ultimo perché è la cosa che forse mi ha colpito di più. Possiamo partire dal primo dei soggetti: queste sono rane, che tutti conosciamo perché saltavano una volta nei fossi […] queste rane in realtà fanno parte di un ciclo “il circo della luna” dove vengono rappresentate in maniera onirica ma anche in forma quasi rappresentativa. Noi guardiamo la sequenza e abbiamo tre soggetti: il primo è “la cantante” che riconosciamo anche dalla gestualità che esprime, il secondo rappresenta “i pagliacci” e il terzo “il pubblico”. Ora vediamo che, nella rappresentazione di un animale in realtà conduciamo poi la rappresentazione all'interno di un'altra rappresentazione, che a sua volta richiama un pubblico perciò c'è questa trasformazione animale-umano che, in qualche maniera, è poi legata in tutte le sue opere.

Se vogliamo un altro pezzo importante, forse più importante esteticamente rispetto alla visualità, abbiamo “l'attesa” dove ci sono un gruppo di leoni [… ] Anche qui abbiamo un doppio, cioè -chi é in attesa?- sono i leoni che sono in attesa della preda o è l'uomo, predatore, che è in attesa del leone da cacciare? Anche perché se noi guardiamo la conformazione di questa immagine, in realtà i leoni non hanno uno sguardo diretto, sono quasi impassibili, sono quasi indifferenti, sono nella propria natura però, - cosa ha fatto l'artista? - , ha messo il titolo: “l'attesa” lasciando chiaramente un punto interrogativo.

Un'altra opera importante esposta in strada è “genio al lavoro”, una cosa di massima attualità, abbiamo questo gatto sornione, in realtà è un leopardo, che sta dormicchiando sul ramo d'albero e anche lì lei ha giocato col titolo, ha giocato con le parole, ed è molto importante, artisticamente, giocare con le parole perché la parola spesso è la prima immagine del lavoro. Ecco, questo “genio al lavoro” è un'immagine rasserenante.

Un piccolo dipinto che mi ha colpito moltissimo è questa composizione, questa famiglia di elefanti che è intitolata “la famiglia” ed è una maniera nera di piccole dimensioni dove però la composizione è interessantissima. Vediamo che questi animali sono di spalle. Anche qui possiamo forse arrivare ad una concatenazione del concetto dei leoni: - sono di spalle perché stanno scappando oppure siamo noi che li spingiamo a distanza? Che li ignoriamo, non li consideriamo più come animali bensì come bestie del circo -.

Ecco, queste immagini fanno pensare anche se, per parecchia gente, sono di facile lettura.

E quella che fa ancora più pensare è questa piccola scimmietta che si chiama “l'urlo”. L'urlo di Munch. Quando uno vede la scritta urlo, chiaramente la prima idea va certamente a Munch che è stato usato ed abusato tantissime volte a livello artistico.

In questo caso però voi guardate l'espressione. Non è importante l'urlo che probabilmente questa piccola scimmia sta facendo, l'importante è lo sguardo, l'importante è la luce che esce da questo urlo e da lì possiamo avere anche il collegamento con l'opera di Munch perché Munch, pur avendo fatto un'opera profondamente tragica, esprime un urlo di luce nell'oscurità che lui aveva dentro.

Ed è caratteristica della “maniera nera” estrapolare la luce dal nero e qui troviamo la stessa concezione. Certamente non voluta ma abbiamo un urlo importante perché è un urlo luminoso, e anche questo è un urlo che fa pensare.

Critico d'arte Guido Signorini