Marzio Dall'acqua - presentazione cartella ALI
Presentazione dell'opera
"Allora io vado"
pubblicata in cartella numerata da ALI a cura di Marzio Dall'acqua
“Allora io vado”
Nella Piantà, non è solo una straordinaria maestra della maniera nera ma è anche la Georges-Louis Leclerc de Buffon dell’incisione: il suo amore per gli animali ne fanno una etologa visiva e creativa. Nelle sue incisioni fortemente contrastate con animali definiti attraverso luci radenti, che li fanno protagonisti di una notte da cui emergono come apparizioni, la prima cifra che colpisce, qualsiasi figura l’artista scelga di rappre sentare, è una sorta di empatia con il soggetto raffigurato. C’è anche un sottile senso di antropomorfìzzazione, esile ma tenace nel legame tra l’uomo e l'animale, a partire da una richiesta di tenerezza che ogni figura della Piantà sembra volere richiedere, anche quelle apparentemente più feroci e selvagge.
Hanno un andamento da cartone animato questi suricati, dai grandi occhi, dai musi affilati, dalle tenere orecchie, dal pelo folto e dalla tipica posizione umana su due zampe, anche se sorretta dalla coda appoggiata al terreno.
I suricati sono una specie di mangusta diffusa nell’Africa meridionale. Il termine mangusta fa immediatamente pensare a Rìkkì-tikki-tavi, la mangusta indiana del Libro della Jungla di Kipling che lotta contro il cobra Nag e sua moglie Nagaina, aprendo così uno spazio all’avventura e alla fantasia. In realtà il suricato non è né asiatico né ha le dimensioni della sua lontana parente capace di lottare con i cobra. Si deve accontentare di nutrirsi di insetti, particolarmente coleotteri, termiti, scorpioni, e tra i rettili al massimo può cibarsi di piccoli serpenti e, se di necessità, anche di lucertole e gechi. Con questo la sua vita non è meno avventurosa poiché abita in territori desertici e lotta strenuamente per la sopravvivenza. Non è in una situazione di lotta che la Piantà coglie il suo peloso protagonista, ma lo mostra frontale a chi guarda mentre volge il capo a salutare altri due suoi simili che decisi avanzano in direzione opposta. E’ un addio, che conserva tutta la malinconia trattenuta degli addii, la dolcezza del troncare silenzioso con il gruppo e le loro scelte, un opporsi senza violenza, scegliendo per sé un futuro di cui non si ha alcuna certezza. Con il titolo dell’incisione alla piccola mangusta le si mette in bocca la frase “allora io vado”, che chiude definitivamente una forse lunga conversazione e rafforza una decisione che diventa immediata e indifferibile. E nel gioco dello scambio animale/uomo va detto che i suricati hanno sia un’intensa vita sociale per cui vivono in gruppi, di solito almeno dieci individui, ma che possono arrivare anche a trenta e non raramente. Difendono il territorio, di cui marcano i confini, hanno una organizzazione sociale e gerarchica, i cui capi possono essere indifferentemente maschi o femmine, comunicano incessantemente tra loro con vocalizzazioni complesse che differiscono in base alle informazioni che vogliono scambiarsi. Non è raro che ci siano emigrazioni da un gruppo all’altro, anche se farsi accettare non è sempre facile né immediato. Tutte caratteristiche queste che ci fanno sembrare questi pelosi unghiati animaletti molto simili agli uomini. E sapendo che quello se ne sta andando, forse, anche dall’Africa, senza volerla buttare in politica, come si dice, fa pensare al silenzioso dolore di altri distacchi, di altre emigrazioni.
Parma - Bologna 29 settembre 2017
Marzio Dall'Acqua.